Hugo Cabret - Martin Scorsese

Hugo Cabret - Martin Scorsese - 2011 - 126'


Scorsese fa un film per famiglie. Con un bambino protagonista, orfano alla Dickens. È già una notizia. Da Mean Streets, passando per Taxi Driver, arrivare a Hugo Cabret, dopo almeno un paio di film davvero molto deludenti, è una bella strada. 
Credo sia il film di Scorsese con il budget più alto di sempre, potrei sbagliarmi ma in ogni caso Hugo Cabret è un film di Hollywood al massimo della potenza economica, inferiore solo ai grandi blockbuster alla James Cameron. Scorsese non ne esce malissimo come autore, indipendentemente dalla riuscita del film, in realtà un ibrido piuttosto noioso, inadeguato per qualsiasi pubblico tranne quello dei nerd cinefili; le concessioni alla macchina spettacolare sono tante, ma altrettante le libertà che si è preso nel girare una storia inutile (il bambino orfano ossessionato dal padre, che ritrova in un oggetto feticcio e che probabilmente continuerà a ossessionarlo per tutta la vita). Il vero interesse del film sta nelle continue citazioni e nell'omaggio a una parte di storia del cinema, da Melies a Harold Lloyd (ma c'è anche Truffaut, i Lumiere, Fritz Lang e chissà quanti altri che ki sono sfuggiti).




Ma quindi, se la storia del ragazzino ossessionato è inutile per un adulto, e probabilmente diseducativa per un bambino, e se l'interesse maggiore del film sta nelle citazioni, negli omaggi, nelle inquadrature rivisitate, forse se ne poteva fare a meno? Per la storia del cinema c'è già Godard, altro inguaribile ossessivo. E soprattutto c'è già Scorsese, c'è "Un secolo di cinema - Viaggio nel cinema americano", documentario critico mostruoso. Se ne poteva fare a meno di Hugo Cabret? Forse no, o almeno preferisco pensare di no, perché un film fatto è sempre meglio di un film non fatto; perché Scorsese è un autore anche quando filma Hugo Cabret. Perché questo film per famiglie che si annoieranno, per bambini che farebbero bene a non ossessionarsi con niente, per cinefili da quiz, è sempre meglio di The Aviator, è sempre molto meglio di Shutter Island e forse può segnare il ritorno di Scorsese a una dimensione più vicina alla sua, dopo qualche anno fatto di molti Oscar e di film non particolarmente riusciti, a partire da Gangs of New York. 



Per tornare a Hugo Cabret; ci sarebbe da parlare del 3D. Purtroppo non posso essere io a parlarne perché il 3D mi dà la nausea, non in senso metaforico, ma proprio intesa come conati, e quindi il film l'ho visto in sole due dimensioni. La poltrona, gli altri spettatori, tutto il resto era in tre dimensioni, ma il film effettivamente no. Anche in 2D, alcuni effetti lungo tutto il film si riconoscono come girati e pensati in 3D. Molti colleghi di Hollywood hanno espresso grande ammirazione per come Scorsese ha usato il 3D, eliminando, dicono, molti degli effetti verso lo spettatore e privilegiando invece la profondità. Se qualcuno che legge ha visto il film in 3D e vuole approfondire il discorso, sarei felice di ospitarlo. 
Un film del genere offre l'occasione di riflettere sul rapporto tra regista e storia del cinema. Scorsese non si tira indietro, ma propone una visione di questo rapporto un po' troppo celebrativa, ferma, chiusa nella riproposizione degli omaggi. Il discorso sulla forza del cinema, che trascina Melies fuori dal semi volontario esilio, lascia davvero il tempo che trova ed è più legato alla dimensione favolistica del film che a quella critica. Dove sistema l'idea di cinema di Scorsese in questo luna park di citazioni? Dov'è la parte attiva? Nel 3D? Non basta qualche inquadratura insolita e la pur geniale e carpiata apparizione del treno dei Lumiere. Da Scorsese non vogliamo solo l'elegia della magia del cinema. Non basta la magia del cinema. Non è l'unica componente e da parecchi anni non è la più importante. C'è troppa rassegnazione nel rendere omaggio a un arte che diventa morta se si comincia a scriverne il necrologio. Ma il cinema non è morto, non può morire. È come il punk.
Un paio di recensioni interessanti trovate come al solito girovagando un po'.

http://www.cinematografo.it/recensioni/hugo_cabret/00021185_Hugo_Cabret.html

http://www.filosofiprecari.it/wordpress/?p=1693


E ancora qualche foto.






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