Stromboli terra di Dio - Roberto Rossellini

Stromboli terra di Dio - Roberto Rossellini - 1950 - 107'

Ovvero il film che ha fatto incontrare Rossellini e la Bergman. E il film, che pure ha delle sequenze memorabili, continua a portarsi dietro il peso di questa etichetta. Non si può negare che ci sia molto, moltissimo, di autobiografico nella storia della profuga che si ritrova in un altro paese, rinchiusa in abitudini e modi di pensare quasi opposti ai suoi, ma il film andrebbe guardato anche oltre questa chiave di lettura, scoperto in alcune ossessioni tipiche di Rossellini, e particolarmente importante per capire lo sviluppo del cinema di Rossellini, dal neorealismo ai film per la televisione.
Moravia analizza il film invece proprio sotto la lente dell'autobiografia, evidentemente meglio di quanto potrei fare io e mi permette di sorvolare su questo aspetto. Non perché non sia importante, senza dubbio è una delle tracce portanti del film, e soprattutto nel contesto del primo dopoguerra, una storia come quella tra Rossellini e Bergman eccede il film. Proprio per questi motivi però, è sempre stato il fulcro di molte delle analisi critiche; e il film invece, come dicevo, permette di parlare anche d'altro.


La cineteca di Bologna ha redatto questo breve documento che racconta alcune delle vicissitudini produttive del film e un po' di cronaca sparsa, tanto per entrare nel clima in cui il film è uscito.
Una brevissima premessa, del tutto personale, su Rossellini; è un istintivo, un umilissimo accentratore, lontano dalla politica e dall'impegno ideologico, ma spesso vicino agli ambienti della politica soprattutto romana. Molte polemiche ha generato un premio vinto da Stromboli, probabilmente assegnato dalla democrazia cristiana, ma i contorni della storia si perdono ormai in mille versioni dei fatti. Rossellini è anche un autore molto vicino a un certo tipo di cattolicesimo, molto poco ortodosso e più legato ai concetti dell'ascesi, della rinuncia, della santità. A guardare bene è più mistico che cattolico. Anche Stromboli che pure vede, nelle sue parti peggiori secondo me, dei continui riferimenti a Dio, si inserisce male nella dottrina cattolica ortodossa. Detto questo, il percorso di avvicinamento curioso, spesso commosso, di Rossellini alla religione è evidente. Ed è sufficiente averne presente la filmografia, che del resto vede Francesco giullare di Dio venire immediatamente dopo Stromboli terra di Dio - sono usciti contemporaneamente ma il film su San Francesco è un progetto successivo.


Stromboli è quindi l'opera di un autore sensibile al fascino della spiritualità, molto preso come sempre dagli ambienti che filma e dalla natura, intendendo come natura anche quella urbana; è il film di un autore che rifiuta espressamente il rapporto con gli attori, ma che mette al centro dei suoi film proprio l'umanità dell'attore. Soprattutto è il film di un regista che non si ferma alle prime scoperte, che a costo di fare dei brutti film, e Rossellini, va detto, di brutti film ne ha firmati almeno tre o quattro, si spinge sempre avanti. Rossellini è tra i registi più onestamente curiosi e capaci di empatia di sempre. E, ultima nota, è il regista che troppo spesso, quasi sempre, si vuole fare portatore di un messaggio. Rossellini ha una fiducia nel cinema esagerata; e crede soprattutto che il cinema, e poi la televisione, debbano avere una funzione didattica. Vedendo i suoi film sembra quasi di crederci. E in ogni caso si può provare solo simpatia profonda per questa vocazione. Poi purtroppo ci si rende conto che il messaggio sovrasta le immagini, le inquina con interpretazioni scontate, già dentro la natura, già dentro le immagini.


E quindi le sequenze migliori del film sono quelle in cui Rossellini non vuole suggerire nessun  percorso di consapevolezza interiore, ma quelle in cui si limita a raccontare la storia di questa profuga diventata improvvisamente aliena. Poi, con dei colpi di genio, riesce a inserire le famosissime sequenze antropologiche senza che risultino estranee al racconto, nonostante siano formalmente molto diverse dal resto del film. 
Tutto il film ruota intorno alla Bergman, all'isola e al rapporto tra questi due universi. Lei è straordinaria, ma non condivido le critiche negative che ho letto quasi ovunque sugli altri attori del film, tutti non professionisti e tutti invece molto ben diretti. Va dato merito a Rossellini di essere in grado ogni volta di inventarsi nuove relazioni non solo con i personaggi, ma con le persone. Questa capacità di entrare in sintonia con gli ambienti, di saper entrare nello spirito delle situazioni è addirittura teoricamente rosselliniana; e i suoi metodi per ottenere questa partecipazione emotiva vinceranno sempre sull'organizzazione fordista di Hollywood. E Rossellini, come Truffaut ha opportunamente tramandato, è davvero pronto a tutto per il film. Anche in questo caso, e il documento che ho linkato poco più in alto ne dà una breve traccia, gli scontri con la produzione non sono mancati. Del film esistono tre versioni, inconciliabili tra loro, e Rossellini la versione che riteneva giusta l'ha praticamente montata autonomamente dalla Rko, che pure aveva finanziato il film. 


Il finale mistico è in effetti un po' debole, molto debole. Ma è quella stessa visione rosselliniana della religione e del cattolicesimo di cui parlavo poco fa. Si può essere perplessi di fronte a questi slanci sovrumani, a queste illuminazioni perentorie e io lo sono; d'altra parte è la sua filmografia a parlare così. I film si possono vedere, se ne può parlare, ma non si possono rigirare.
Con Stromboli terra di Dio termina formalmente l'esperienza neorealista di Rossellini; inizia il periodo dei film con la Bergman, poi ce ne saranno altri. Chi prende questo film come un film neorealista è oltre la pigrizia, è in malafede.
A Stromboli ancora ricordano le settimane di lavorazione, con la troupe, Rossellini, Ingrid Bergman e tutto il resto. Non sarà rilevante, ma mi piace sempre quando un film riesce a inserirsi, soprattutto se con il lavoro e le relazioni, nel tessuto di un luogo. La memoria isolana è la memoria di un'avventura. Herzog, Rossellini, pochi altri, almeno nel cinema mainstream, ce lo ricordano spesso. Il cinema non è solo la pellicola in sala, è l'idea che alcune persone hanno di una storia, di un luogo, di una situazione, di un conflitto; è il lavoro di decine di mestieri diversi, è il cambiamento che si porta, quando si gira nei luoghi veri, direttamente al cuore di una comunità. Fitzcarraldo, Stromboli, recentemente Gomorra, riportano la comunità a loro stessa. Il cinema poi sparisce con la fine delle riprese, è vero. Ma la vita è anche questa; non tutto può essere per sempre e difatti quasi niente lo è. Stromboli in questo è un film antropologico, non per la scena della mattanza dei tonni; è un film antropologico nella relazione tra una comunità di pescatori e una troupe cinematografica. 
Non solo Ingrid Bergman si confronta con Stromboli, ma Stromboli si confronta con Ingrid Bergman. 




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